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domenica 9 marzo 2014
La bellezza di un lago .... un lago nascoto ...
Sulla Sicilia si è scritto tanto, e si scrive ancora tanto. Si dice bene della Sicilia, si dice anche male. In realtà mi domando: - chi può dire , veramente, della Sicilia?! - Coloro che si cimentano nel racconto, raccontano il vero?! - Si parla di mafia, di negligenze, di servilismo, di inoperosità. - Si parla! Ma amano la Sicilia?! -
Otto Hartwing, storico tedesco, nel lontano 1878 scrisse: << A chiunque sia venuto in contatto con essa la Sicilia non consente, per tutta la vita, di perdere interesse nei suoi riguardi>> ; lo scrittore Edmondo De Amicis disse: << O divina Sicilia! Quanti italiani, che hanno corso il mondo per diletto, morirono e moriranno senza averti veduta! >>
Lentini, dal greco Leontinoi, culla di Cerere, fa parte del territorio siculo.
Lentini dal vasto territorio, in parte, nel tempo mortificato.
Lentini, culla della cultura, ha eccelso in ogni campo: nella filosofia con il grande Gorgia; nella poesia con Jacopo; nell'architettura con Riccardo, il grande architetto di Federico II di Svevia; nella drammaturgia con Ortensio Scammacca, il gesuita che scrisse 46 drammi religiosi, e Alaimo da Lentini uno dei tre capi del Vespro Siciliano nel 1282
La vastità del territorio lentinese sotto i Normanni, comprendeva la foce del Simeto fino alla foce del Porcaria e all'interno toccava monte Lauro, i colli di Vizzini, le Valli di Lentini, poco distanti da Castrogiovanni (odierna Enna), sino al corso del Simeto.
Che immensità! Ebbe a dire Edrisi (cartografo Arabo): - Lentini ha da ponente un vastissimo territorio, i cui confini si estendono molto lungi nella pianura. -
Questa immensa vastità, viene mortificata grazie all'imperatore Federico quando nel 1232 decide di donare feudi e terreni, alla non troppo lontana Augusta, da lui fondata.
Lentini subisce altri mutamenti nel XIV secolo con il re Martino.
Oltre ad essere culla di cultura, Lentini, è anche la culla del grano e cereali, di agrumi, di olio, di noci, di mandorle, di canape, di lino, di riso bianco, di pomodoro, di vino, di carrube.
Il territorio possiede anche tre bacini: del Simeto, del Gisira e del Pantano – San leonardo – Biviere.
Il Pantano – Palude di Lentini – non molto lontano dal Biviere, è uno stagno in parte naturale. Al Pantano, respiriamo, aria magica, surreale.
Tutti i versanti che vanno fra Scordia, Militello, Francofonte e Vizzini, trenta chilometri quadrati, formano un bacino idrografico, in cui si getta, alimentato da altre acque, il fiume Trigona o Galici. Questo fiume si converte nel lago, chiamato Biviere di Lentini.
Il lago Biviere di Lentini, è uno dei trentasette laghi siciliani, non sembra vero, ma è così.
L'origine del lago ci tuffa nelle acque della storia mitologica. La leggenda narra che Ercole, recando in dono a Cerere la pelle del leone Nemea, si fosse innamorato dei luoghi facendo nascere un lago che da lui avrebbe preso il nome.
Come poteva Ercole non innamorarsi di un territorio cosi meraviglioso!
Intorno al lago nascono altre leggende. Si narra che anche i Templari ebbero a che fare con il Lago di Lentini.
Ogni lago che si rispetti, ha la sua storia.
Un accenno storico del lago ci viene fornito da un documento del 1300, dove si legge che fu concesso come feudo a Ugonetto di Lazzaro. Da un diploma reale concesso da Costanza, sposa di re Federico in data 13 gennaio, 2 ind. 1363, confermato dallo stesso re in data 25 marzo 1363,si legge la concessione dell'elemosina dell'elemosina del pesce del Biviere alle monache di Santa Chiara di Lentini. Le acque del Biviere sono ricche di tinche, muletti, anguille. (Storia di Lentini Antica e Moderna di Sebastiano Pisano Baudo-Vol III, pag 176)
La trasformazione vera del lago la si ha , un po' prima , del XVI secolo. Lo sviluppo maggiore nasce nel XVII secolo con i Branciforte.
Il feudo del Biviere – lago , conosce numerosi eredi.
Il 16 settembre 1666 n'ebbe investitura Don Giuseppe Branciforti; morto, questi, senza figli legittimi il Lago passa al nipote Don Carlo Caraffa, ultimo dei Principi della Roccella e di Butera, primo Barone del Regno di Napoli e Grande di Spagna, il quale il 5 aprile 1676 ne prese l'investitura. ( Storia di lentini – vol III pag 179)
Il lago di forma allungata comprendeva due isole. L'isola grande e l'isola piccola; uno sperone chiamato Cannedda di San Francesco. Vi erano la casa per pesare il pesce, il pozzo, la casa per la paglia, il magazzino …. Una chiesa intitolata a San Andrea, patrono dei pescatori lentinesi. C'era anche un piccolo porto.
Il lago offriva lavoro, bellezza dei paesaggi, accoglienza. Purtroppo portò anche febbri malariche, febbri talassemiche.
Nel 1876 , con il Barone Beneventano e l'ingegnere Pisano,nasce un progetto di risanamento. Le opere di bonifica cominciano negli anni '30 e vengono completate solo negli anni '60.
Lentini non ha più il suo lago, la sua meraviglia. Oggi purtroppo i ricordi iniziano a perdersi.
La scomparsa del lago, elimina in parte , i problemi. Nascono altri problemi prima inesistenti.
La carenza di acqua accresce la siccità, favorisce le gelate notturne …
Si pensa ad una ricostruzione.
Negli anni '70 il Lago viene ricostruito. E' più piccolo, più profondo.
Il nuovo lago raccoglie le acque del fiume Simeto e San Leonardo, e, vengono utilizzate per scopi agricoli e industriali. Ha una circonferenza di 14 km e una capacità d'acqua di 130 milioni cubici.
La fauna torna ad abitare il lago. Si vedono gli aironi bianchi, le cicogne, le anatre, le oche, il cormorano, il falco pescatore …. Le tinche, i muletti …. Torna a rivivere, anche, la vegetazione palustre.
Non è più quello di una volta, ma , anche questo dona, un fascino particolare.
Non si può viverlo come lo si viveva ieri ….... ma, con i dovuti permessi, si può respirare la magia che solo un lago sa donare.
Il profumo della natura, il verso degli animali, la carezza di un sole cocente, la dolcezza di un tramonto ….. E se si chiudono gli occhi, se si sgombra la mente dai frastuoni della modernità, si sente in lontananza il canto dei pescatori di ieri, il loro richiamarsi, lo sciabordare tranquillo dell'acqua.
Poco distante dal lago troviamo l'antica casa Biviere del XVII secolo. Le terre circostanti, che una volta contenevano il lago, ospitano un giardino Mediterraneo.
In questo meraviglioso Eden si trovano ricche specie botaniche, piante tropicali, rose, prati.
In questo giardino, nato dall'amore, dei Principi Scipione e Maria Carla Borghese, si ritrova la storia del Lago – Biviere di Lentini.
Sono tante le idee per rilanciare il lago di Lentini. Fino a d oggi sono rimaste solo idee.
Per attuare quello che si desidera servono: onestà, coerenza, abnegazione, amore verso il proprio territorio. Non servono tornaconti personali, egoismi ….
Serve coerenza e unione tra i Sindaci dei territori limitrofi al Lago. Serve unione tra la gente del Lago. (Rosaria Privitera)
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